La band e il progetto
I The Bowman nascono nel 2016 a Biella, da una formazione preesistente: una cover-band di classici rock di cui facevano parte soltanto Leonardo (batterista) e Marco (chitarrista). Quando sono arrivati Elisa (cantante) e Mattia (bassista), il gruppo ha iniziato la sua metamorfosi prendendo il nome attuale e “scivolando” verso uno stile blues-soul.
Nel 2018, quando è arrivato Nicola (tastierista) con le sue influenze elettroniche e sinfoniche, ha poi dato l’ultima “nota” (vera e propria) che mancava al carattere della band, diventando ufficialmente alternative-rock.
Domanda di rito, ci raccontate da dove arriva il nome della band e cosa rappresenta per voi?
Il nome della band è stato scelto in due step: nasce un po' per gioco da un sottobicchiere della birra bevuta una sera in un pub; abbiamo poi scelto di usarlo davvero per il suo significato: il “bowman” è “l’uomo dell’arco” (ovvero l'arciere), colui che mira dritto al bersaglio, al suo obiettivo. Questo è ciò che vorremmo fare noi con la musica: scoccare la nostra “freccia” verso gli ascoltatori, musicalmente ed emotivamente. Perciò, abbiamo scelto di tenerlo.
Sembrate avere le idee molto chiare sulla direzione da seguire, qual è il vostro obiettivo a lungo termine?
L'obiettivo comune è quello di unire lo stile musicale di ogni componente (dal jazz, al soul, al metal, al pop, al rock) creando un nostro genere, che abbia al centro di ogni brano un messaggio ed esprima valori, che spesso nella musica moderna vengono meno. Indipendentemente dalla grandezza del pubblico che andremo a colpire, vorremmo cercare di produrre della musica di qualità, che possa essere però ascoltata da tutti.
Unire 5 componenti con background così diversi può non essere così facile, ci riuscite con facilità?
Questo progetto, come ogni progetto, necessita di tempo, duro lavoro, esperienza e investimenti, ma abbiamo molta voglia di crescere e tanta passione per la musica, senz’altro è già qualcosa che ci aiuterà ad affrontare con “un’arma” in più ogni sorta di difficoltà.
All’interno della band, la difficoltà più grande è senz’altro quella di riuscire a fare i passi avanti tutti e cinque insieme, contemporaneamente. Sia in ambito caratteriale che professionale.
All’esterno della band, bisogna essere molto sicuri di sé e del lavoro che si sta realizzando per poter dare il giusto valore al progetto che si ha tra le mani, per spingerlo in avanti senza lasciarsi scoraggiare dagli agenti esterni.
Il nostro legame è una forte amicizia. Abbiamo passato tantissime serate insieme nei circoli più sperduti del biellese, a suon di birre, toast e battutacce. È una caratteristica che ci ha uniti e che, tutt'ora, rappresenta il "sale" del nostro progetto. Siamo tutti e cinque persone totalmente differenti tra loro, ma quando siamo sulla stessa linea d’onda, nasce la sintonia e, con lei, anche la musica.
Nonostante siate molto giovani sappiamo che vi siete già portati a casa qualche bella soddisfazione, ce ne volete parlare?
Ci sono state due grandi soddisfazioni in questi anni: la prima è stata nel 2017; dopo due anni di esperienze, abbiamo vinto il primo premio del contest "Giovani Aironi" di Vercelli che ci ha permesso di incidere "Potion" nel 2018, il nostro primo singolo. Che dire, un’emozione indescrivibile quella di vedere la tua prima creazione che prende vita, like a baby.
La seconda è stata quella di aver cavalcato il palco di “Bolle di Malto”, un Festival della nostra zona conosciuto a livello nazionale; un palco da sogno e un pubblico caldissimo. Mai ci dimenticheremo di tutta quella grinta!
Chi è il vostro fan “tipo”? Chi ascolta la vostra musica?
Crediamo che la nostra musica si “faccia ascoltare” da un pubblico abbastanza ampio d’età, dai più giovani ai “meno giovani” (si chiamano così, giusto?).
Produzioni
Ci raccontate qual è stato il vostro primo e come siete cambiati da allora?
“Potion” è stato il nostro primo brano, realizzato inizialmente in chiave acustica da me e Marco, per essere poi completamente riadattato con tutta la band. Un brano dalla “pulsazione forte”, che esprime l’importanza della propria unicità e di quanto sia tutto ciò che serve per essere davvero noi stessi; non vergognarsi e salvaguardarla, sono forse le uniche cose che contano davvero per non “morire”.
L'8 marzo 2019 abbiamo pubblicato "Big Moon", il secondo singolo che farà parte del disco, ora in produzione. Questo pezzo racchiude maggior consapevolezza e maturità, sia da un punto di vista musicale che di testo; definisce le nostre sonorità, ha “tirato fuori” quell’alternative-rock che unisce soul, pop e rock, con sfaccettature sinfoniche ed elettroniche, che forse “Potion” non aveva ancora.
Attualmente quindi come lavorate sui nuovi brani?
Vengono scritti da tutti i componenti. Solitamente l'idea di base parte da uno di noi cinque, viene portata in sala prove e, da lì, viene poi successivamente sviluppata da tutta la band.
I vostri brani sono in lingua inglese, vi sentite a vostro agio con la lingua anglosassone o avete mai pensato di passare all'italiano?
Io (Elisa) mi occupo della composizione dei testi che, da sempre, scrivo in inglese. È una lingua che canto sin da quando ero bambina, forse è per questo che mi viene più naturale cantarla. Confesso che per la testa mi è balenata una vaga idea di provare l’italiano in futuro; vedremo cosa accadrà!
Di cosa parlano i testi dei vostri brani?
I testi mirano ad enfatizzare la parte strumentale, per cogliere maggiormente l'attenzione di chi ascolta: cercano di portare l'ascoltatore ad una riflessione che vada "oltre" al semplice ascolto superficiale, verso una riflessione che possa trasmettere forza e voglia di lottare per essere ogni giorno la versione migliore di sé. Gli argomenti sono svariati, ma il fulcro è sempre l’amore in senso umano, sotto ogni sua forma.
Quali sono i brani o gli album di grandi artisti che hanno significato di più per voi e cosa rappresentano?
Gli artisti che hanno maggiormente influenzato la nostra musica sono "i grandi ed indimenticabili" a partire da James Brown, passando per Bowie; ma è davvero difficile poter fare un elenco, soprattutto perché tutti e cinque ascoltiamo davvero di tutto.
Le grandi band che cerchiamo di pendere come “esempio” sono Queen, U2, Muse, Florence and The Machine e molte altre.
Live e futuro
Innanzitutto, vi sentite più a vostro agio fra le mura di uno studio oppure sopra ad un palco live?
Sono due realtà molto differenti, entrambi utilissime allo sviluppo personale e del gruppo. In live si è face to face con il pubblico, in studio invece si è davanti allo specchio con sé stessi. Il lavoro che viene svolto in studio, è il seme del frutto che poi si porta sul palco. Forse per noi il live è più naturale, perché molto d’istinto; ma, in questi mesi, ci stiamo mettendo alla prova anche per lo studio. Penso, che con il tempo e la pratica, anche lo studio ci diventerà naturale come il palco.
Fate qualche tipo di preparazione prima di un live?
Dipende molto dal tipo di live. Di solito ci siamo due belle pacche sulla spalla (da livido) per ciascuno, con tanto di “Daje!”. Super preparazione, eh?
C'è un live in particolare che vi ha lasciato qualcosa in più degli altri, e che cosa invece cercate di trasmettere?
Tra i palchi "cavalcati" ci sono feste di paese, pub e Festival un po’ più conosciuti, come il "Bolle di Malto" di Biella (edizione 2018 e 2019), il "Torrita Blues" (abbiamo passato le prime selezioni e abbiamo suonato a quelle successive a Siena), o il Festival dell'Oriente di Torino (eravamo nella zona "That's America").
Tra queste, sicuramente il Bolle di Malto è stato il Festival che ci ha portato più soddisfazione in assoluto; portare i propri brani davanti ad un pubblico di oltre mille persone, credo sia il sogno di ogni musicista.
Durante i nostri live cerchiamo di creare un contatto forte con il pubblico. Farli divertire, esaltare, emozionare. Anche ridere, se si può. L’importante è non trasmettere mai indifferenza.
Che cosa avete in programma per il futuro?
Stiamo registrando il disco, il nostro primo disco. Le fasi di produzione e registrazione sono intense, ma veramente molto interessanti e soddisfacenti, abbiamo le idee abbastanza chiare sul lavoro che andrà fatto.
Registrare un disco è strano: è come se avessi il modo di avere davanti per la prima volta il brano che tu stesso hai composto, in piena trasparenza, per poterlo valutare e perfezionare.
Ringraziamo Elisa per averci concesso questa intervista, vi lasciamo qui sotto tutti i link dove poter seguire e ascoltare la musica di The Bowman
Scopri tutti i video di The Bowman su Youtube
Scopri tutte le info di The Bowman sul loro sito ufficiale
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